"Pensare semplice": è il motto da cui partire per questa attività che, traendo spunto dal quotidiano, trasforma e anima piccoli e grandi oggetti ridonando loro la possibilità di esprimere quelle potenzialità che l'uso comune sopisce.
"Si tratta di considerare le cose non soltanto per quello che sono, ma anche per quello che potrebbero essere" E. De Bono
A tal proposito l'approccio alla progettazione parte alla scoperta degli usi più nascosti e particolari di materiali comuni come carta, stoffa, fili di corda o cotone o nylon, materiali da imballaggio, garze mediche...coinvolgendo tutti i sensi e partendo dallo studio della natura stessa di ciascun materiale (attraverso la stesura di schede di analisi) come punto di partenza, origine di una nuova materia prima. Individuato il materiale con cui lavorare, verrà studiato un metodo progettuale di approccio, diverso a seconda dello scopo che si decide di perseguire, in base alla forma o alla funzione che si vuole comunicare. Particolare attenzione viene data alla qualità delle opere da compiere come carattere distintivo della produzione e del lavoro svolto. Alcuni complementi d'arredo vengono realizzati all'interno del Re-fuse Lab, un laboratorio unico, all'interno del quale sono responsabile della progettazione. La sinergia tra organizzazioni che si occupano di salute mentale e disagio sociale e un’imprenditoria all’avanguardia (Galliano Habitat, G Service, Museo del Design e Progettoduparc, unite nella Rete Sistemica di OPEREAPERTE) ha fatto nascere il Re(f)use Lab , uno spazio progettuale e ri-creativo che trasforma mobili e oggetti d’arredamento coniugando l’estetica e la funzionalità del design con la sfida della riabilitazione psicosociale (www.opereaperte.org).
La seduta "due per due"
Progettata per lo spazio aperitivi della Cavallerizza di Torino, 2012.
Tenere insieme, questo è il significato della seduta “due per due”,
prima fra gli arredi creati per lo spazio aperitivi della Cavallerizza. Tenere
insieme, per noi, vuol dire “fare amicizia”, superare pregiudizi, lavorare cooperando, integrare
maestranze e oggetti, industriale e artigianale. E, poiché crediamo
nell’attrazione spontanea delle cose, osserviamo ed ascoltiamo con attenzione
ciò che esse ci suggeriscono per sostenere, progettando, la filosofia nostra e
delle nostre risorse umane “più design e meno psicosi”.
Grazie, dunque, a chi ha
sentito suo questo progetto anche solo per un attimo!
Tappeto Penelope
Progettato per il Salone del Mobile di Milano, 2012.
Siamo convinti che un materiale, di scarto, di fine serie,
fondo di magazzino, possa essere lavorato in svariati modi per diventare nuova
materia prima. L’attenzione, poi, rivolta a ciò che ci capita intorno, fa sì
che nel modo di lavorarlo si prendano in considerazione quelle forme, quegli
intrecci, quelle combinazioni che possano renderlo unico e nuovo rispetto alla
destinazione d’uso richiesta dalla circostanza. Così è nato il tappeto
“penelope”: la funzione era quella di
costituire una base al divano che mettesse in evidenza il collegamento fra
oggetto di design e artigianato progettato. Il pallet, inflazionato nel suo
utilizzo, è stato destrutturato per ricavarne la trama; il tessuto (fine serie
di un negozio di arredamento) è stato scomposto in strisce, fettucce, quindi
“fili” per ricavarne un ordito. Intrecciare una trama ed un ordito equivale a
tessere un tappeto che, nel nostro caso, servirà ad abbracciare un arredo di
design a voler figurare lo spirito che anima i nostri laboratori.
Sgabelli
Progettato per il Salone del Mobile di Milano, 2012.
Un magazzino ove vengano stoccati campionari di tessuti,
strutture di mobili, cartoni da imballaggio possiede una potenza progettuale
incredibile. Basta farsi suggerire, coinvolgere, guidare perché i pezzi, essi
stessi, ci raccontino la nuova storia che li renderà protagonisti. Assemblare
le parti è, successivamente, frutto di un metodo di discussione e progetto che
sta alla base di tutti gli oggetti creati nell’ambito in cui siamo chiamati ad
agire.
Progettata per l'attesa in un poliambulatorio medico, 2012 “Eccetera” è la
forma contratta di et cetera [res] che significa le restanti cose,
ed altro. La prima seduta ne presuppone una seconda, la seconda una
terza e così via, ad indicare anche la peculiarità del nostro lavoro sempre
aperto ed accogliente verso ciò che viene poi, verso ciò che è “altro”.
Albero E’ la prima “forma”,
quella dell’albero, di un progetto che ne prevede tante altre: appendere,
animare, mostrare, ambientare…quanti giochi si possono fare con un po’ di
immaginazione, quanti luoghi si possono visitare con la fantasia, quanti
animaletti si possono incontrare nascosti qua e là fra i rami!...e il tutto
impreziosito dalla materia prima che ne compone l’anima: scarti di legno
provenienti dalle più svariate realtà ricomposti dalla forza di un’idea.
FENESTRELLE, gruppo appartamento a Pinerolo
Anche in questo caso il progetto del Re(f)use Lab ha dato risultati stupefacenti perchè dal "vecchio" nasce sempre qualcosa di "nuovo" se si accetta di cambiare il punto di vista.
Residenza Temporanea, Piazza della Repubblica - Torino
Una grande commessa, del Programma Housing della Compagnia di San Paolo, ci ha permesso di sviluppare il progetto Re(f)use e di far conoscere questa realtà sul territorio.
Un progetto, per Turismo Torino, fatto di legno, banner, laminati, autoproduzione, design. Forme ritrovate e rinnovate come quella del Taburet, lo sgabello comodo per tutti, o le Cavallette, gambe di tavoli progettate per poter essere facilmente ed economicamente autocostruite! E poi il recupero di materiale pubblicitario (banner) per personalizzare le strutture.